Cosa accadrebbe se la sorveglianza degli spazi pubblici tramite telecamere intelligenti minacciasse le nostre libertà individuali? Questa è una questione che solleva molti interrogativi sia tra gli individui comuni che a livello delle massime autorità dello Stato. Anche la Commissione nazionale per l’informatica e le libertà (CNIL) ha espresso le sue preoccupazioni al riguardo.
Preoccupazioni fondate
Di fronte all’uso sistematico di telecamere di sorveglianza per garantire la sicurezza degli spazi pubblici, la CNIL incoraggia i legislatori a riesaminare i testi in vigore. Questo approccio mira in particolare a gettare le basi per nuove norme volte a preservare la privacy e i dati personali dei cittadini.
Infatti, gli attuali sistemi di sorveglianza non integrano più solo telecamere. Si affidano inoltre all’intelligenza artificiale, al riconoscimento facciale o ad altre nuove tecnologie per raccogliere e utilizzare dati biometrici. All’alba dell’avvento delle “città intelligenti”, eventuali lacune nella legislazione attuale potrebbero mettere in pericolo i dati personali dei nostri concittadini.
I timori della CNIL sono quindi del tutto giustificati, soprattutto perché questa tecnologia è oggi alla portata sia degli attori privati che di quelli pubblici. La maggiore sorveglianza delle nostre azioni associate alla raccolta di dati biometrici può in definitiva minacciare le nostre libertà individuali. Inoltre, non vi è alcuna garanzia in meritoun’azienda persona senza scrupoli non tenterà di utilizzare questi dati per altri scopi o di rivenderli ai migliori offerenti. In questo senso la CNIL intende avviare un processo utile a rassicurare la popolazione.
Verso un riesame dei testi in vigore
La CNIL invita quindi i cittadini, la società civile e le varie parti interessate a un “dibattito democratico”. Questo passo appare infatti necessario per non mettere in secondo piano le reali aspirazioni dei cittadini a beneficio della sicurezza interna. Tuttavia, questo dibattito potrebbe essere portato avanti attraverso i nostri rappresentanti che siedono in parlamento.
Per il momento la CNIL si limita a constatare le lacune della legislazione attuale. A seconda della struttura, le disposizioni attuali non sono adeguate per l’uso delle nuove tecnologie di sorveglianza. L’implementazione del GDPR e anche il recepimento di alcune misure previste dal nuovo regolamento europeo dovrebbe spingere i legislatori a riesaminare i testi esistenti. Ciò mira a prevenire qualsiasi abuso nel trattamento dei dati derivanti dalla sorveglianza, ma anche a proteggere meglio i dati.